Recidivo



20 Settembre 2021

Dopo un po' di insistenza mi lascio convincere. L'appuntamento è fissato per le 21 a casa di Giorgio. Solita cena tra vecchi amici. Quelli che non vedi da tempo e se non li vedi da tempo, un motivo ci deve pur essere, no? Immagino che quando ti impantani in quella viscosa monotonia della vita familiare, hai bisogno di questo genere di cose di tanto in tanto. E visto che la scaletta ben organizzata delle loro giornate non lascia molto spazio alle nuove conoscenze, non rimane che mandare un messaggio nel vecchio gruppo di Whatsapp, quello che non se lo fila nessuno da quasi un anno se non per scambiarsi gli auguri a ogni ricorrenza. No, non sto dicendo che non mi faccia piacere rivedere le loro facce, ma, andiamo! Oramai ho ben poco da spartirci. Che c’entro io con le loro estenuanti conversazioni sulla tredicesima, le ferie, i week end in qualche località dimenticata da dio, i capricci dei loro figli e l'assicurazione sulla vita? L'unico modo per coinvolgermi è quello di ripercorrere il solito viale dei ricordi, ma più il tempo passa e più quei ricordi si fanno sbiaditi e insignificanti. Ad ognuno dei loro matrimoni ho creduto (e forse un po' sperato) che quella fosse l'ultima volta che li avrei visti.
A una certa dovrebbero arrivarci da soli che non ho più voglia di partecipare a questo tipo di serate, ma si sa: spesso le persone pensano che quello che è piacevole per loro, lo è per forza anche per gli altri. Beh, comunque un po' l'hanno presa. Dicono che sono un misantropo per non ammettere che si tratta più che altro di un vorticoso giramento di palle. Il fatto è che è, dal mio punto di vista, le loro vite sono noiose. E sono anche un po' misantropo.

Cristina apre la porta schiamazzando i consueti convenevoli. Sorrido, chiedo di Giorgio e non aspetto che mi si offra una birra per andarmela a prendere. Sono l'ultimo a essere arrivato. Tutti gli altri se ne stanno già appollaiati sul divano e sulle sedie in soggiorno. I bambini fanno un casino allucinante e i genitori iniziano a lagnarsi delle varie complicazioni insite nella missione genitoriale. C'è chi annuisce, chi se la ride e chi, come me, dà un'occhiata all'orologio e spera che la serata si concluda il prima possibile. Giro di riflettori e tocca a me. Mi chiedono quand’è che ho intenzione di mettere la testa apposto, se c'è qualcuna, se ho già trovato un lavoro normale. Li rigiro servendomi di umorismo spiccio e complimenti lanciati lì un po' a caso.

Edo se ne sta da una parte a strafogarsi di stuzzichini. Indossa una banalissima polo bianca e gioca nella squadra dei single insieme a me. Gli chiedo come va. Lui mi risponde che va bene e la conversazione non decolla. Insisto domandandogli come se la passa in termini di passera (Edo... beh, Edo è uno che non ha mai avuto molta fortuna con il gentil sesso). Si stringe tra le spalle, porta avanti la grossa mandibola e dice che si è rassegnato. Non ha trovato nessuna e senza troppi giri di parole puntualizza che - a essere precisi - nessuna se lo fila. Le sue parole mi suonano un po' strane, mi colpiscono. Mi coglie un po' di sorpresa. Voglio dire, com'è che si rinuncia alla passera? Semplicemente, non vi si può rinunciare.

Sulla tavola si riversano improvvisamente tonnellate di pezzi di rosticceria. I bambini sgraffignano qui e lì e gli adulti (cazzo, gli adulti) intavolano il solito inutile dibattito per l'assegnazione dei posti. Io sono già alla terza birra e l'orologio gira lento. Mi fanno sedere accanto a Edo. Dicono che farò coppia con lui visto che non ho portato nessuna. Ridono. Si divertono con sciocchezze di questo tipo. Rido anch'io e sono già alla quarta birra e l'orologio va sempre più lento. Ogni discorso inizia con "E ti ricordi quando..." o "Che fine ha fatto…". Mi guardo intorno e, tra chiari di luna e brizzolature, posso constatare che dei vecchi bastardi io sono l'unico ad avere una chioma folta e scura e una barba che non si è ancora lasciata tradire dal tempo. Vorrà pur dire qualcosa. Si apre il siparietto e iniziano a lamentarsi scherzosamente dei loro rapporti di coppia, dei dolci difetti dei rispettivi partner e tutti reclamano un po' di spazio per narrare le loro vicissitudini vianelliane.

Edo, che probabilmente si annoia come me e che si è già scofanato un buon cinquanta percento dei fritti, va a prendere un po' d'aria. Io sono alla... non lo so, ho perso il conto delle birre. Lo raggiungo fuori in balcone e siccome sono uno stronzo curioso tento di riprendere la conversazione. Insiste col dirmi che oramai non ci pensa neanche più. Vive la sua vita tra lavoro e impegni vari e lascia che le giornate scorrano. Si può vivere anche senza figa, dice lui. Senza sballarsi, senza infrangere le regole che qualcun altro gli ha imposto. Bah, una parte di me quasi lo invidia. Quel suo modo di parlare mi trasmette, come dire, pace. Cioè, se come dicono gli altri prima o poi ci finirò dentro anch'io, allora beh, forse riuscirò a rassegnarmici. No, non alla mancanza di passera. Intendo a quel susseguirsi di giorni uno identico all'altro. Ma che ne so! A me Edo sembra solo triste. Provo a dargli qualche dritta iniziando a pungolarlo sul look. Poi gli rompo le palle sul suo essere troppo "amicone delle ragazze" Mi sfugge un invito a uscire con me una sera di queste e me ne pento subito. Lui comunque declina. Troppi impegni. Lo guardo incuriosito mentre sorseggia la sua birra e si gusta il panorama fuori umettandosi le labbra con la sua lingua da lucertola. Provo fastidio e tenerezza allo stesso tempo. Secondi di silenzio imbarazzanti. Lui si accorge che lo sto fissando e ogni tanto mi guarda con la coda dell'occhio mentre la sua stupida linguetta sibila.

Ci raggiungono gli altri e mi prendono ancora di mira. Tra il serio e il faceto ognuno di loro prova a farmi la paternale. Lavoro, fidanzata, ritmi circadiani ecc. Sembra quasi che vogliano vendermi qualcosa. Scanso abilmente le frecce facendo del sarcasmo sulle loro facce stressate. Giorgio apre le sdraio e un po' di noi si accasciano nella frescura della sera, mentre le luci della città lì fuori mi distraggono. Guardo l'orologio e mi chiedo se c'è ancora tempo per organizzare un dopo serata. Probabilmente sì e questo mi mette di buon umore.

Poi li guardo mentre discutono e voglio bene a tutti loro, dico sul serio. In quel momento mi assale un senso di nostalgia per quello che eravamo un tempo. Ma per la prima volta provo anche qualcosa di diverso. È difficile da spiegare. Mi rendo conto che alla fine dei giochi, io sono rimasto indietro. Roberta stringe la mano di Dario e si dicono qualcosa a bassa voce sorridendo sornioni. Fede e Ale si abbracciano appoggiati sulla ringhiera e chiedono alla loro bambina se è stanca. Giorgio, che domani mattina dovrà alzarsi molto presto, socchiude le palpebre mentre Cristina gli massaggia le spalle e segue con gli occhi le marachelle dei figli. Accanto a me c'è Edo con la sua banale polo bianca e la sua rassegnazione.

Beh ragazzi, a pensarci bene, le vostre vite non sono poi così male. Neanche la mia è malaccio ma credo di aver perso qualche treno di troppo. So bene che non avete un accidente da invidiarmi. In fondo, diciamocelo pure, sono un mezzo disastro. Amo i vecchi pezzi rock, la notte con le sue tentazioni e, come ben sapete, le donne. Detesto sentirmi vulnerabile e non faccio promesse. Evito le cene in famiglia e non sopporto il traffico mattutino della città. Al funerale di tuo padre, Cri, ero un po’ fatto. Ecco perché invece di farti le condoglianze, ti ho riso in faccia. Ti prego di perdonarmi. Avete conosciuto le persone alle quali ho permesso di volermi bene per un po’ e quando vi ci siete affezionati le ho allontanate da me. Sono un romantico, che volete farci. Tra i miei eccessi mi capita di trovare lettere e sassi e questo mi fa stare male e mi fa anche sentire così disperatamente vivo. La malinconia è una droga potente. La libertà, talvolta, è una trappola. Poi ci sono i libri con le loro storie così perfette e i poeti che ti entrano dentro come un virus. Ci sono tutti quei "Resta anche stanotte" e quella maledetta sensazione che la mia grande avventura stia per cominciare. Sapete, tutto questo mi sta bene. Si lo so, non durerà per sempre ma al momento è così che va. Voglio però dirvi che quando torno a casa, sempre un po' sfatto e il più delle volte solo, mi capita di pensarvi. Ammiro il vostro saper giocare secondo le regole. Forse io ho giocato male le mie carte o forse non ci sono tagliato per tutta questa faccenda del sistemarsi. Quella giusta l'ho trovata così tante volte. Fatto sta che l’orologio gira più veloce di quanto pensassi e adesso mi rendo conto che di tutto quello sperperare denari e amplessi non rimane che un po’ di cenere. Chissà, domani è un altro giorno. Non è detto che io non possa mettere la testa apposto. Se ciò dovesse accadere spero di trovarvi dove vi ho lasciati.

Saluto e vado via. Prima di salire in macchina mi accendo una sigaretta. Scorro le chat e invio un messaggio alla tizia che non ho ancora salvato in rubrica. - Ehi ragazzaccia, ci sei per un giro o per te è troppo tardi? - Poi chiamo un paio di amici – quelli che non hanno nessun interesse a farmi il predicozzo – e si spera che la serata prenda la giusta piega.



Da qualche parte un uomo legge un vecchio file word e sorride. Lui avrebbe saputo fare di meglio. Ha qualche capello bianco ed è costretto a mettere gli occhiali per leggere e scrivere. Dà un’occhiata all’orologio mentre un pezzo dei Lynyrd sfuma in dissolvenza sul finale. Decide, come sempre, che c’è ancora un po’ di tempo. Stende il braccio sul suo letto a due piazze e si accende una sigaretta. Il silenzio ha un suono diverso. I vecchi amici – gli unici rimasti – hanno organizzato una serata in casa e sa già che si annoierà a morte. Comunque, rivederli è sempre bello e per stasera tutto il resto può aspettare.


Simple Man - Lynyrd Skynyrd

Lynyrd Skynyrd · Simple Man